Il Professore e la Rivoluzione

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L’ITALIA E ALCUNI MITI DA SFATARE

Se anche le soluzioni proposte sono diverse, ben difficilmente troverete qualcuno che non sia disposto a dire che l’Italia è un bel paese, forse il più bello del mondo.

Bene, proviamo a vedere quanto è bello questo paese.

L’Italia è un paese meraviglioso, in cui un professore emerito, dall’alto della sua cattedra universitaria, si può permettere di lottare per la rivoluzione contro questo Stato tiranno. Naturalmente questi sono gli insegnamenti che porge ai suoi fortunati studenti; certo non trova disdicevole farlo incassando dallo stesso Stato il giusto corrispettivo per diffondere la voglia di abbatterlo. Ma si sa, “pecunia non olet”, e il professore non vede certo incongruenze nel suo comportamento.

L’Italia è un paese stupendo, un paese in cui gli industriali lanciano grida di allarme per la cattiva gestione della cosa pubblica da parte dei politici. Sono gli stessi industriali che hanno costruito cattedrali nel deserto che sapevano già al momento della progettazione non avrebbero mai portato né un posto di lavoro né altro sollievo che alle proprie tasche. Gli stessi che hanno dato ai politici tutti i mezzi e le modalità per mal gestire, partecipando alla suddivisione della torta per poi chiamarsene fuori nel momento di difficoltà.

E se parliamo di torte, non possiamo certo dimenticare i sindacati; sono gli enti, tanto per ricordarlo, che non pagano IMU, non hanno l’articolo 18, assumono precari in nero; sono quelli che hanno affossato migliaia di aziende insieme ai loro lavoratori perché “i diritti acquisiti non si toccano”. Preferendo lasciare costruire una legislazione punitiva per le nuove generazioni, lasciandole completamente sole e non rappresentate, perché è più facile mantenere una “concertazione” che ha salvaguardato i propri diritti, piuttosto che trovare un corretto equilibrio tra libertà di impresa e diritti dei lavoratori.

L’Italia è bellissima. L’insieme di arte, storia, paesaggio, cucina, cultura è unico nel mondo. Siamo unici nel mondo ad avere gente così culturalmente raffinata da preferire avvelenare casa propria (badate bene, casa propria, non quella del vicino) in cambio di denaro. Quando parliamo della terra dei fuochi parliamo di migliaia di persone coinvolte, che sapevano, che intuivano, che accettavano. Per paura, convenienza, ignoranza. Per mancanza di amor di patria. Per mancanza di amore della propria terra. Per mancanza di amore per i propri figli, le generazioni future.

Già le generazioni future. Chi se ne preoccupa? La scuola. La scuola è l’esempio di quanto è bella l’Italia. Professori eccezionali messi nelle condizioni di burocrati inutili e inutilizzati. Professori incapaci promossi anno per anno senza rispetto né dei colleghi né degli studenti. Studenti troppo impegnati a farsi canne o a scrivere su Facebook per provare ad impegnarsi sui libri. Studenti che provano ad impegnarsi e trovano professori inadeguati. Genitori distratti, nel migliore dei casi; incapaci di accettare mancanze e incapacità dei figli nel peggiore. E naturalmente ambiente altamente  sindacalizzato, e quindi sclerotizzato; serbatoio di voti per politici senza futuro che si vendicano togliendolo ai nostri figli; area di parcheggio per giovani disoccupati; area di potere e di ricavo per intere famiglie dedite solamente all’occupazione delle cattedre.

Ma l’Italia è bella. E’ bella perché tutti noi lo riconosciamo. Fin dalle piccole cose. Basta entrare in un bagno pubblico e vedere come rispettiamo gli altri e le cose degli altri. Basta salire su un mezzo pubblico. Basta vedere lo scempio lasciato da qualunque evento pubblico. Basta guardare una manifestazione e il lancio di oggetti sempre presente. Basta vedere come gestiamo, con cura e con amore, siti archeologici unici al mondo; ma la colpa è degli altri, è sempre di qualcun altro.

Anche il turismo è un nostro vanto. Salvo poi trovare operatori turistici, ristoratori, albergatori di ogni livello più interessati a recuperare il massimo con il minimo sforzo che a dare un servizio valido. Perché “dobbiamo puntare alla qualità, non alla quantità”. Infatti gli italiani se ne vanno in vacanza all’estero. E anche gli altri scelgono mete diverse. Ma è sicuramente colpa di qualcun altro.

Potremmo continuare, ma siamo a Natale, stiamo per iniziare un Nuovo Anno e dobbiamo vedere le cose in positivo.

Come avrete notato non ho parlato di politici e politicanti. Perché hanno montagne di colpe, che sappiamo noi e conoscono bene anche loro. Ma se ne fregano, perché sanno che noi siamo troppo occupati a sopravvivere e a cercare un modo di entrare in qualche casta. Senza responsabilità.

Voglio però rivolgermi ai milioni di italiani che il loro lavoro lo fanno, che rispettano cose e persone, che fanno le code, che utilizzano cinture e auricolare in auto, che si impegnano ogni giorno per migliorare se stessi, chi gli sta attorno e l’Italia tutta. E’ a loro che va il mio augurio più sincero di un Natale caldo e armonioso e un Nuovo Anno che riesca a dare loro ciò che si meritano, che li riesca a far aumentare, che porti maggior coscienza in tutti noi.

Perché è vero  che l’Italia è unica, ed è anche meravigliosa nonostante tutti noi. Ma serve tutto il nostro impegno per fare sì che smetta di declinare e torni ad essere il paese in cui tutti noi saremo felici di vivere.

Se no, ha ragione il professore. Datemi uno stipendio, io faccio la rivoluzione.

 

 

 

 

 

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