Colpire tutti per educarne cento

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Le letture e gli slogan imparati negli anni giovanili con l’avanzare dell’età rischiano di confondersi e di mescolarsi, perdendo a volte il significato originale.

Deve esse successo sia a Gino Paoli, il nuovo ras della SIAE, sia al ministro Franceschini.

Il primo ha proposto ed il secondo ha realizzato un capolavoro di ambiguità: una tassa che non è (tecnicamente) una tassa, una multa per colpire i cattivi e i furbastri che copiano le opere d’ingegno evitando di pagarne i diritti, un contributo per aiutare la cultura italiana, che boccheggia senza risorse.

Peccato che “solo il 13% dei consumatori fa effettivamente copie private e di questi solo 1 terzo usa smartphone e tablet” (https://www.change.org/it/petizioni/no-alla-tassa-sul-telefonino-l-ennesimo-regalo-alla-siae).

Peccato che dall’ultimo bilancio SIAE risultino introiti per 155 milioni di euro (http://www.siae.it/documents/Siae_Documentazione_BILANCIOSIAE2013.pdf ) e aiuti alla cultura per soli 295.000 euro (http://www.siae.it/documents/Siae_Documentazione_Relazioneditrasparenza2013.pdf) (Certo, l’ente degli autori ed editori italiani ha bisogno sicuramente di un aiuto, vantando perdite per 27 milioni di euro con costi per il personale superiori ai 90 milioni).

Peccato che in questo modo si penalizzi l’87% dei consumatori che le copie private non le fanno e che già pagano quanto dovuto ogni voltano che fruiscono dell’ascolto di canzoni o della visione di un film.

Una notizia positiva in tutto questo però c’è, e ne siamo francamente lieti: la SIAE ha emesso un comunicato di condanna verso la corrotta Apple che ha osato girare il costo del contributo ai suoi acquirenti.

E ci ha promesso di vendere a costo inferiore (per l’esattezza al costo praticato in Francia) i prodotti di Cupertino.

Ora, come si dice, ogni promessa è debito.

Ci aspettiamo quindi di poter acquistare a breve direttamente dalla SIAE prodotti tecnologici altamente scontati.

Naturalmente con le stesse garanzie e con le stesse modalità fornite dai rivenditori italiani. Su cui l’ente pubblico pagherà le stesse tasse pagate dagli italiani (non ribaltate all’utente finale, per ovvia coerenza).

Siamo sicuri che l’importo degli incassi supererà di gran lunga quello del balzello balzano inventato dal ministro e dai suoi amici.

Converrà forse solo preavvisarli che, onorando tutte le norme e seguendo tutta la burocrazia italiota, il costo risulterà per l’ente assai maggiore dell’incasso.

Il rischio è che dovranno inventarsi una nuova tassa per coprire le perdite, ma forse così capiranno quanto è difficile produrre e vendere in Italia.

Ne avremo colpiti anche noi due, chissà non ne educhino cento …

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