Kafka il dilettante

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Quando Kafka immaginò il suo impiegato che si trasformava in scarafaggio, simbolo ed espressione di un modo di vivere fuori da ogni umana decenza, fece enorme impressione e, da allora (era il 1916) entrò nell’olimpo degli scrittori di ogni tempo.

Sono certo che la fantasia dello scrittore non abbia però mai nemmeno sfiorato i meravigliosi picchi a cui la burocrazia italiana è invece riuscita ad arrivare, rendendo la follia uno stato normale e quasi banale.

Mentre sulla Stampa di oggi possiamo leggere la storia della lotta di un uomo che con esecrabile volontà tenta di mettere in piedi una delle opere più esecrabili per il nostro paese, un’attività produttiva (morire di burocrazia), sicuramente con il recondito scopo di guadagnarsi da vivere e addirittura (dicono alcuni ben informati) di fare attività imprenditoriale, vogliamo provare a raccontarvi un’altra storia.

Vi preavvisiamo, è solo per cuori forti e in grado di distinguere, tra le pieghe del liberismo selvaggio che la permea, il ferreo decisionismo della nostra amministrazione statale in tutte le sue manifestazioni grazie alla quale ogni cosa può definirsi giusta e corretta.

Preparatevi e partiamo.

L’inizio è semplice: una coppia, una vita di lavoro, sacrificio, risparmi.

L’età cresce, si comincia a sentire la vecchiaia. E ci si comincia a preoccupare per il proprio futuro. Il paese non dimostra grandi entusiasmi, i pochi soldi messi da parte potrebbero essere ridotti al nulla per scelte politiche o per crolli finanziari.

E allora, italiani (e piemontesi) fino al midollo, decidono per il buon vecchio metodo: il mattone. Una casa è per sempre, è un bene che rimane, qualcosa che puoi toccare e vedere.

Dove? Cosa? Non è facile scegliere. Non fanno normalmente affari con la compravendita di immobili. La decisione è difficile, l’equilibrio tra offerte di mercato, usabilità, eventuale vendita futura …

Trovato! Un alloggio in Centro Italia, terra di turisti inglesi, cinesi, indiani e chi più ne ha più ne metta. Lì un investimento è sicuro e manterrà il valore negli anni.

Un bell’alloggio, 80 metri quadri. Non lussuoso, ma bello. E’ una soddisfazione guardare il mare dalle finestre. E poi si può sempre usare come casa al mare, se la fredda Torino diventasse troppo inospitale.

Semplice no? No, la vita è piena di sorprese, di cambiamenti, di novità.

E ci sono i figli. Che hanno qualche problema. Hanno bisogno di aiuto, in questo momento di mancanza di lavoro e di crisi.

Ma l’alloggio c’è, ed ecco che può fare la sua parte: basta affittarlo.

Con attenzione, naturalmente. A qualcuno di affidabile. A una famiglia solida. Lui impiegato nelle forze armate, lei commessa, due figli anch’essi impiegati. Una certezza.

Si firma.

Ma qualcosa non funziona. Due mesi e l’affitto, quello che doveva aiutare i figli, non arriva più.

Perché? Perché come spesso capita nella vita, i due coniugi affittuari non si sopportano più. Divorziano.

E l’alloggio è assegnato a lei e ai figli. Cioè a tre persone con stipendio. Che però non pagano l’affitto.

E allora affidiamoci alla giustizia. Facciamo causa di sfratto.

Ricordate Kafka? Ricordate lo scarafaggio? Un anno di causa, finte documentazioni e dichiarazioni, rinvii, costi legali …

La sensazione che qualcosa sfugga di mano, che il controllo sia passato al nulla.

Poi la luce in fondo al tunnel. Lo sgombero. Fissato. L’alloggio torna a chi lo ha pagato.

Credete?

No, altrimenti che storia è?

Prima dello sgombero telefona l’ufficiale giudiziario. Quello che deve rendere operativo lo sfratto.

Ha fatto un sopralluogo ed è sorto un piccolo problema.

Due cani, un gatto e due criceti. Animali in estinzione e da proteggere.

Che non si possono mettere impunemente in mezzo ad un strada.

Per cui, visto che lo sfrattato non vuole (come mai?) portarseli dietro, ci sono due alternative.

O lo sfratto viene rimandato all’anno del poi, lasciando le bestioline curate e vezzeggiate.

Oppure si esegue. Ma la proprietà deve prendere in custodia i poveri animaletti. Con obbligo di cura e tutela. In Centro Italia. Dal Piemonte.

C’è anche una pensione per animali disponibile a prendersene cura. Per la modica cifra di 1.290 euro al mese.

Siamo arrivati alla fine della storia, miei cari.

Ora tocca a voi dare una risposta.

Cosa decidereste voi? Quale sarebbe la vostra scelta?

E cosa pensate di questo meraviglioso paese, in cui gli scarafaggi hanno fatto il nido nelle pieghe della burocrazia?

Quando cominceremo l’opera di disinfestazione?

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