Rachid e l’accendino di grafene

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Qualche giorno fa Rachid si è laureato al Politecnico di Torino e la notizia ha avuto risalto sui giornali sia online che cartacei.

Perché?

Perché Rachid ed i suoi fratelli sono venditori ambulanti provenienti dal Marocco che, nel tempo, si sono fatti conoscere per simpatia ed intraprendenza un po’ in tutta Torino.

Mentre vendeva accendini, braccialetti e fazzoletti di carta, Rachid ha seguito i corsi del Politecnico, studiato e sostenuto gli esami ed ha ottenuto una laurea in ingegneria, con una tesi sul grafene, un materiale innovativo che è oggetto, in questi anni, di grande attenzione da parte dell’industria e della ricerca scientifica.

E’ una bella storia, sarete d’accordo, una classica storia di “redenzione”, da film hollywoodiano.

Complimenti a Rachid per il traguardo raggiunto, anche se c’è un elemento spiazzante: Rachid ha dichiarato di non avere intenzione di lasciare il business degli accendini e dei fazzoletti di carta.

Perché?

Non lo sappiamo, i giornali non lo dicono.

Certo è un momento di crisi nel nostro paese ed altrove e certo sappiamo anche che non basta avere un laurea per ottenere un lavoro corrispondente al titolo di studio, ma tutto sommato è un segnale spiacevole, per il nostro paese, il fatto che ai risultati universitari, conseguiti con impegno e costi, non si pensi di far seguire una carriera nel settore.

Magari ora, con il favore delle prime pagine dei giornali, a Rachid verrà proposto un lavoro nel campo dei materiali innovativi.

Ce lo auguriamo per lui – sempre che lo voglia.

Sapete come finirebbe il film hollywoodiano?

Con Rachid che fonda una società e vende innovativi accendini di grafene, ottenendo riconoscimenti e successo.

Ma questo succede solo nei film, non certo in Italia.

Non ora, non più.

Cosa fare per ripristinare una corretta prospettiva ai Rachid , agli Andrea ed alle Giulia di oggi e domani non è uno dei punti più importanti sul tappeto per la classe politica, è -il- punto cruciale.

7 commenti

  1. Beh, il GRAFENE dovrebbe essere utilizzato nel settore dell’elettronica in particolare nelle microonde non per fare accendini ! Tra l’altro dovrebbe essere anche tossico per le cellule umane.

  2. Quello che deve far riflettere, nella storia e negli occhi di Rashid (da cui ho comprato accendini e fazzoletti) è la grinta e la voglia di lavorare (di vendere accendini, nel caso) mentre i coetanei si crogiolano davanti ad un telefonino lamentandosi che “gli abbiamo sottratto il futuro”. E’anche vero, ma solo lo studio ed il lavoro li faranno avere una vita dignitosa e indipendente dalla mancetta di mammà.

  3. La mia iscrizione all’università è del 1993. Allora già c’erano i fratelli di Rashid e ricordo anche poi quando è arrivato lui. Più volte sono stato tra i sostenitori. Ricordo con simpatia che mentre uno dei fratelli in piemontese chiedeva se potevo lasciare un “obolo per un caffè”, mille lire di solito, Rashid era più per lo stik (il ghiacciolo)… essendo più giovane. Quindi tanto di caappello a lui e complimenti per la laurea conseguita con tutte le difficoltà del caso che difficilmente posso immaginare tutte. Aggiungo un imbocca al lupo per il futuro. Ma… sono passati più di 20 anni da quando ho conosciuto i fratelli, allora iniziavano i grandi flussi migratori e il marocchino era ancora il vu’cumprà ma mi chiedo… come cavolo è che in più di 20 anni non si sono mai cercato un lavoro vero? Forse più facile vivere di simpatia e accattonaggio che ricordo non è consentito dalla legge? Una bella favola? Si, perchè no ma non mi si dica che i parenti dell’ingeniere non siano riusciti a trovare uno straccio di lavoro vero in tutto questo tempo!! E le conoscenze le avevano e le hanno. Come hanno le capacità. Un mix che negli anni ’90 ti faceva arivare a un posto di lavoro. Magari hanno lavorato sul serio e poi i braccialetti erano il ripiego… se fosse così mi scuso. Ma per quello che so abbiamo un ragazzino che ce l’ha fatta (ancora complimenti) e una famiglia a supporto che ha trovato la strada della furbizia per cavarsela e aiutarlo. Senza mai lavorare. Lavorare vuol dire per lo meno non essere dei parassiti della società. Chi vive di sussidi, aiuti, accattanaggio per SCELTA è da biasimare non da lodare.

  4. Concordo con Maurizio. I più grandi offerte di formazione e lavoro ne hanno avute ma vendere accendini era un gioco win-win. Per loro che guadagnavano meglio che a fare gli operai, per i bobo dell’Accademia torinese che risparmiavano sullo psicanalista e si sentivano più buoni. Temo sia un retaggio della nostra formazione cattolica.

  5. Il problema secondo me è il seguente in un paese come il nostro che sforna laureati a go go c’è bisogno di una professionalità come quella di Rachid? Conosco delle persone che hanno già trattato il grafene ma non sono diventati famosi.
    Non vorrei che l’incontro a Torino con il ministro Kenge o Kiente (non so come si chiama) facesse di Rachid l’ennesimo impiegato in qualche pubblica amministrazione a carico degli Italiani.

  6. Mi aggrego ai vari complimenti, ovviamente. Onore al merito! Ma le tasse (a parte quelle universitarie) le conosce? Forse sì e forse è per questo non ha voglia di mollare l’attuale business?

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