La sconfitta della politica

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Mattarella ha fatto bene, Mattarella ha fatto male, è colpa dell’Europa, l’Europa ha ragione.

Ci porteremo avanti questa discussione per mesi, fino e oltre la prossima tornata elettorale.

E ognuno si porta dietro le proprie (come sempre inamovibili) convinzioni.

Ma una cosa è certa: ancora una volta da questa vicenda chi ne esce sconfitta è la politica (e molto, anche, gli italiani).

Perché sono quarant’anni che la solfa è la stessa, che la finanza predomina e vince contro questi personaggi che si rivelano ogni volta troppo deboli o troppo incapaci per riuscire ad imporre le proprie idee e le proprie soluzioni.

Che siano i cosiddetti “responsabili” (mai termine fu più corretto: chi ha amministrato la cosa pubblica negli ultimi decenni se non questi … signori, di cui molto si può dire, ma che non si può negare siano responsabili di ciò che l’Italia oggi è?).

O che siano gli “irresponsabili“, i populisti, gli impreparati.

E se anche sono e rimango convinto della necessità di rispettare i contratti, le regole, della necessità di mantenere i conti in ordine, insomma di tutto ciò che da decenni tutti dicono essere necessario senza mai far nulla perché le cose cambino, alcuni dubbi io li ho.

Perché se sono un operaio, posso capire a anche accettare che il mio posto sia sparito per colpa di regole ingessate, di un mercato del lavoro incancrenito dai sindacati, dalla mancanza di flessibilità e da una produttività (anche mia) scarsa. Ma intanto i miei figli vorrebbero continuare a mangiare tutti i giorni, e difficilmente vedo aziende in grado di assumermi.

Se sono un negoziante, posso capire ed accettare che il mercato sia cambiato, che la tecnologia corra mentre la burocrazia mi inchiodi a regole inutili ed obsolete, che il Comune abbia necessità di incamerare quattro denari con gli oneri di urbanizzazione e quindi conceda  aperture a iper/super/mega store, che sia necessario specializzarsi nella vendita dell’ortica verde di Pianezza o nel formaggio pecorino dell’Alsazia, però intanto non incasso e chiudo. E anche i miei figli mangiano.

Se sono un piccolo imprenditore, come posso non capire che è necessario cambiare il modo di fare impresa, che le aziende devono concentrarsi e unirsi per diventare più forti (in altre parole, che devo vendere, se riesco, al mio concorrente più forte), che se lo Stato mette regole burocratiche che impegnano risorse continue, senza neppure avere la certezza di essere in regola, un motivo ci sarà. E ci sarà pure se mi strozza con un livello di tasse che rende inutile lavorare quindici ore al giorno. E allora mi arrendo. E chiudo. Ma anche i miei figli mangiano.

E tutti loro alle prossime elezioni dovranno scegliere. Scegliere tra chi è preparato e capace, tanto preparato e capace da aver invaso ogni angolo dell’amministrazione pubblica, interscambiandosi di volta in volta, una volta in Comune, un’altra in Regione, una volta al vertice dell’azienda di trasporto, un’altra in una fondazione bancaria. E mangiando, mangiando, mangiando. Senza neppur fare funzionare le cose.

Oppure scegliere chi è impreparato e incapace, chi parla di spesa pubblica con troppa facilità, chi promette una rivoluzione che non riuscirà a impiccare sulla pubblica piazza, ad esempio, il più grande produttore di vini d’Italia che ha affossato una delle migliori banche regionali della nazione, ma forse comincerà almeno ad espellere qualcuno dei soliti noti dalle solite stanze del potere.

E secondo voi, chi potranno scegliere ?

Certo, in mezzo a loro ci sono un sacco di furbacchioni, di persone che in tutti questi anni hanno vivacchiato prendendo il più possibile e dando il meno possibile. Ci sono razzisti, esperti da social incapaci di leggere e di scrivere, fannulloni, e quant’altro compone la variegata popolazione italiana.

Che dall’altra parte non ci sono. No no. Assolutamente no. No, vi ho detto di no…

 

 

1 commento

  1. Caro Andrea,
    permettimi di commentare, non di dissentire poiché penso anche io che alla fine della storia avverrà quello che hai scritto. D’altro canto si sa che nell’urna l’elettore vota con la pancia e non con la testa.
    Lo abbiamo toccato con mano col referendum ultimo scorso che noi elettori abbiamo preferito dare un buffetto all’antipatico al potere di turno (peraltro spendendo centinaia di milioni di €) piuttosto che snellire il nostro ferragginoso sistema bicamerale perfetto che è rimasto unico al mondo (…tanto era efficiente).
    Riusciamo persino a definire nuovo un partito che 15 anni fa ha addolcito il falso in bilancio… Sicuramente per aiutare i nostri figli a mangiare.
    Vedi, io che ho da anni uno stipendio pubblico (si, quello dei fannulloni) non riuscendo a dare da mangiare ai miei figli ho preso da una decina d’anni “baracca e burattini” per vivere da expat. Prima in Belgio, lavorando con quei cattivoni della CE, oggi in Georgia (nel Caucaso) dove la Flat Tax al 20% c’è la hanno da 10 anni… senza alcun risultato positivo sulle classi povere, anzi.
    Dovremmo ricordarci che non è stat colpa dell’€ ad impoverirci ma di chi ha pensato bene di cambiarlo a 1000 Lire anziché a 1936,27 … chissà come mai in Germania e Francia questo non è avvenuto ?
    Quando noi italiani svalutavamo la lira del 25% all’anno ( come abbiamo fatto per tutti gli anni ‘80) and amo felici al bar a raccontare che in banca ci avevano dato il 12% di interesse.
    Io ero ragazzino, provavo a spiegare che tutto questo non era per niente positivo ma mi schernivano continuamente.
    Il mio rammarico è che tutta questa energia positiva verso un cambiamento si sia concentrata in due partiti, passami il termine “estremisti”.
    Sarebbe stato magico se questa aria di rinnovamento avesse rinnovato le cariatidi dei vecchi partiti, qualunque essi fossero.
    Purtroppo questi due hanno molto poco di democratico e politico nel vero senso della parola. Non che non siano stati eletti democraticamente, questo no. Ma tutti e due hanno la pretesa di non negoziare con nessuno le loro posizioni e pensano di essere nella verità assoluta sempre.
    Se non ricordo male lo abbiamo già visto una volta in Italia un gruppo di giovani innovatori scendere a Roma per rinnovare l’Italia. I concetti erano gli stessi: “prima noi”, “sovranità nazionale”, “uniti contro un nemico estero”, “il lavoro prima di tutto”, ecc.
    Peccato però che il nemico lo chiamassimo “perfida Albione”, la sovranità nazionale “autarchia” e i Baldi giovani portassero delle lucide camice nere …e tutti sappiamo come è andata a finire.

    Grazie dello spunto di discussione e …. W l’Italia (fino alla fine, e possibilmente nella UE)

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